Scrivo talmente tanto di te sul blog, che aggiungere qualcosa che non ho già detto mi sembra quasi impossibile.
Quindi, oggi, per festeggiare il tuo compleanno voglio raccontarti come sei nato.
” Che dire della notte in cui sei nato?
Avevo passato una giornata pesante, avevo fatto le pulizie di casa, una passeggiata di quasi 2 ore, avevo persino invitato i tuoi nonni (i suoceri) a cena. Verso le 11 mi ero finalmente sdraiata sul divano: la pancia mi pesava e la schiena mi faceva male, per cui non vedevo l’ora di riposare un po’. E invece….
Non avevo fatto neanche in tempo a chiudere gli occhi, quando sentii una strana sensazione: mi si erano rotte le acque e tu stavi bussando alla mia porta per venire al mondo.
Quando lo dissi a tuo padre lui rispose : “Dai, non prendermi in giro! Mi sono appena seduto!”.
“Dico sul serio!”
“Oh cazzo! E adesso?”
Telefonammo all’ostetrica, la quale ci disse di andare subito in ospedale, perchè ero oltre il termine ed era meglio che mi monitorassero durante il travaglio. Tuo padre era come impazzito: correva da una stanza all’altra della casa, continuando a ripetere “Sono operativo, sono operativo!”, cercando di recuperare le ultime cose da mettere in valigia. Io me la ridevo sotto i baffi e nonostante sapessi che le 24 ore successive sarebbero state molto dure per me, ero felice ed emozionata: finalmente stavo per conoscerti…
Abbiamo percorso il vialetto di casa con un’emozione che penso abbiamo provato solo il giorno in cui ci siamo sposati. Faceva freddo, ma io non lo sentivo. E così siamo arrivati in ospedale e sono cominciati i dolori…
Sei nato dopo 12 ore di travaglio alle 11:26 della mattina seguente. Il parto è stato difficile perchè, nonostante sia io che tu ci stessimo impegnando moltissimo, la testa non voleva uscire. Così sei dovuto nascere con la ventosa, mentre una dottoressa mi spingeva sulla pancia. Appena nato ho capito subito che qualcosa non andava, perchè non hanno chiesto a tuo padre di tagliare il cordone ombelicale, ma ti hanno portato nell’altra stanza in men che non si dica.
E’ stato terribile vederti andare via: dopo tutta quella fatica volevo solo stringerti a me, piangere di gioia e gustarmi quel momento. E invece non ce lo hanno concesso: avevi bevuto del liquido amniotico e dovevano controllare che tutto andasse bene.
Dopo qualche minuto arrivò tuo padre, felice come una pasqua, con un fagottino avvolto in un lenzuolino bianco. Avevi un sacco di capelli, neri neri, e due occhi castani grandi e aperti. Eri ancora in braccio a tuo padre, ma mi guardavi dritto negli occhi, come se mi conoscessi da sempre, come se sapessi che ero la tua mamma. Non dimenticherò mai quello sguardo. Allora ti presi in braccio e quelle lacrime che avevo ricacciato dentro, cominciarono ad uscire: eri finalmente con me, non più un’immagine, non più un pensiero, ma un bambino in carne ed ossa.”
Dal mio diario del 2007.
Tanti auguri amore mio…..