Stiamo attraversando un periodo un po’ difficile con il Malandrino.
Abbiamo consultato persone competenti che hanno messo in discussione le nostre persone, il nostro modo di educare, ci hanno dato consigli su come giocare con nostro figlio, sui limiti che gli dobbiamo dare, su quello che è lecito o non lecito dire… Oggi il colloquio con lo specialista mi ha sconvolto più delle altre volte. Non so perchè ci sia la presunzione di capire tutto di un bambino e di una famiglia in 45 minuti di colloquio. Non so perchè ci sia bisogno di sparare a zero consigli, senza nemmeno sapere che tipo di persone siamo e se saremo in grado di applicare quei metodi. Non so perchè si dia per scontato che certi metodi vadano bene per tutti e non ci si chieda se ne esistano altri più adatti a noi e alla nostra famiglia. Non so perchè ci sia bisogno di catalogarci in una categoria e da quello dedurre cose che non esistono.
Sta di fatto che il colloquio di oggi mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto ritornare sui miei passi. Stavamo prendendo una direzione sbagliata: siamo passati dal colpevolizzare i nonni, a sforzarci di essere le persone che non siamo. Niente di più sbagliato.
I nonni sono nonni, lasciamogli il loro ruolo.
Io ho un bellissimo ricordo dei miei nonni e certamente non erano perfetti, ma mi regalavano tanta serenità. So che per i miei figli, i miei genitori e quelli di Mixer rappresentano lo stesso.
Noi siamo i genitori e quello che noi diciamo ha una valenza diversa, anche se ci vedono 2 ore al giorno. E’ da sfatare il mito che tutti dobbiamo avere la stessa linea educativa. I bambini sono intelligenti, sanno chi comanda, sanno cosa possono fare e con chi. Lo dice una che è cresciuta con i nonni fino all’età di 6 anni.
E poi perchè comportarsi tutti nella stessa maniera? Come fanno i bambini ad imparare le differenze? Come fanno ad imparare ad adattarsi alle situazioni? Come fanno a capire quale comportamento è più funzionale per loro? Come fanno ad avere dei ricordi che si porteranno tutta la vita? Chi di noi non ha un bel ricordo di una cosa proibita fatta con un nonno? Perchè castrare le cose buone che ci sono in loro, per renderli simili a noi?
E noi genitori?
Perchè non poter essere noi stessi? Perchè farmi venire l’ansia quando sono esausta e devo affrontare una serata impegnativa con i bambini e non poter essere libera di dire “stasera sono stanca e non ho voglia di giocare con te”? Perchè dover camminare sui tacchi a spillo e stare attenta a dire “bravo!”, perchè lo devo dire nella situazione migliore, perchè se lo dico troppo creo un problema e se lo dico troppo poco ne creo un altro? Non potrei semplicemente dirlo solo quando lo sento che è stato bravo?
Sono stufa di tutta questa psicoterapia…
Vorrei una bacchetta magica che desse un po’ di serenità al Malandrino. Che gli permettesse di vivere i suoi 4 anni e mezzo, di essere libero e di non preoccuparsi. Ma non ce l’ho e non so come aiutarlo. Sicuramente continuerò a cercare delle risposte, ma non nella direzione in cui siamo andati fino ad ora.
Essere genitori ti cambia la vita. Si hanno un sacco di responsabilità in più, tra le quali il benessere psicofisico di tuo figlio. A volte mi piacerebbe che al momento del parto mi avessero dato anche il libretto di istruzioni… ma non funziona così. Quello del genitore è un mestiere che si impara giorno dopo giorno, spesso sbagliando.
Capita anche a me di essere criticata o di sentirmi in qualche modo giudicata, dalle colleghe (maestre) e da amici (educatori); per loro è facile parlare dal di fuori, criticare e dare consigli, ma loro non ci vivono nella mia situazione, non vivono con mia figlia, non sanno a quali compromessi sono scesa per ottenere certi risultati.
Però loro hanno un vantaggio rispetto a me: non sono coinvolti emotivamente: la lettura che fanno della situazione, delle difficoltà, non è condizionata dalla stanchezza, dall’insicurezza, dalla paura di non essere all’altezza, dal sentimento profondo verso mia figlia. Sono indubbiamente più obiettivi. Perciò ascolto i loro consigli, li esamino e poi vedo quale può funzionare nella mia famiglia. Perchè non esiste un metodo che va bene per tutti, esistono varie strategie, tante quante sono i bambini di questa Terra.
Per me l’importante è trovare la mia soluzione, che non significa quella che va bene “per me”, ma quella che va bene “per me e soprattutto per mia figlia”. Prima di tutto viene lei. Ha diritto a crescere bene, sicura di sè, autonoma, felice. E questo dipende solo da me (e dal mio compagno). Così mi ritrovo anch’io a pensare a quando e come dire “brava”. A volte pesa, sarebbe più facile essere spontanei e liberi di fare come ti senti al momento… ma quando si diventa genitore non funziona più così.
Spero che nel frattempo tu abbia trovato un po’ di serenità, ma in ogni caso ti sono vicina.
Una cosa sola mi sento di “consigliarti”: se vuoi che tuo figlio sia un po’ più sereno, prima di tutto lo devi essere tu. I figli sono il nostro specchio, respirano le nostre emozioni e i nostri stati d’animo.
Un abbraccio forte. Francesca
Grazie per queste tue parole. Hai ragione a dire che i nostri figli respirano le nostre emozioni, ma spesso (forse troppo spesso) la stanchezza ti toglie lucidita’. Prima di avere figli avevo un’idea totalmente diversa del mio “essere madre”. Rimproveravo mia madre perché si lamentava di essere troppo stanca e di non avere voglia di uscire per andare a divertirsi. Io, ragazza iperattiva, sognavo corse nei prati, giochi ad ogni ora del giorno e della notte. Oggi sono talmente stanca che faccio fatica a tirare 2 calci al pallone e capitano serate in cui non vedo l’ora di metterli a letto per avere un po’di pace e tranquillità. Ora la capisco benissimo mia mamma!